Prove di regime
In quasi un quarto di secolo lo Stato di Maastricht è diventato tossico come i regimi di una volta. Questa particolare forma politica è stata venduta con i metodi della pubblicità, addirittura quelli della propaganda. Grazie all’appoggio dei media del servizio pubblico e di quelli privati, l’Europa di Maastricht è stata presentata come l’unica forma possibile di Europa. La propaganda si è spinta fino a far credere che l’Europa di Maastricht avrebbe rappresentato la fine della disoccupazione, il pieno impiego, l’amicizia tra i popoli, la scomparsa delle guerre, la prosperità generale e l’armonia sociale organizzata dall’alto. Un quarto di secolo più tardi si è avverato il contrario: povertà galoppante, diffusione del razzismo e dell’antisemitismo, partecipazione alle guerre atlantiche in ogni angolo del globo, distruzione degli equilibri del Vicino e del Medio Oriente, crollo dei sistemi di protezione sociale e del servizio pubblico. Congegnata da liberali atlantisti, venduta da esperti di comunicazione allattati con il biberon etico di Séguéla, subappaltata dai giornalisti e dagli intellettuali di regime e media di Stato o finanziati dallo Stato e appositamente predisposti, l’Europa di Maastricht è stata inaugurata su un fonte battesimale riempito d’acqua sporca. Per più di due decenni ebbe dalla propria parte tutti i poteri e tutti i media del sistema. La criminalizzazione di ogni pensiero critico non si è mai interrotta: chiunque non fosse d’accordo con il progetto d’abolizione della sovranità nazionale a favore di un ideale rivelatosi con il tempo solo una truffa veniva trattato sociologicamente da ignorante, da vecchio, da campagnolo, da sottoccupato, da poveraccio, da illetterato, e politicamente da nazionalista, da guerrafondaio, da razzista, da xenofobo e, più tardi, da omofobo, da populista, da nazista. Ma nonostante il martellamento ideologico da manuale a scuola, sui giornali, sui media, in editoria e in politica, se l’Europa di Maastricht non fa più sognare il motivo c’è: non è più possibile prendere in giro un popolo che alla fine vede quello che c’è da vedere piuttosto che quello che sci si spertica a volergli far credere. A partire dal 1992 a questo popolo era stato offerto il paradiso; oggi, in realtà, si rende perfettamente conto di vivere in un inferno
e siamo solo a pochi spunti tratti dal primo capitolo
da teoria della dittatura
Michel Onfray
una provocatoria e illuminante lettura della nostra condizione sociale e individuale